domenica 11 ottobre 2015

Fatevi una famiglia

"Ohana significa famiglia e famiglia vuol dire che nessuno viene abbandonato o dimenticato". Lilo&Stitch

La famiglia che ci ritroviamo, quella con cui condividiamo un legame di sangue, non sempre corrisponde all'idea di famiglia tipo, quella con mamma, papà, nonni, zii, cugini e acquisizioni varie nel corso degli anni.
Alcune volte la famiglia è fatta di una persona sola, oppure di troppe persone, che però smettono di parlarsi perché litigano e non si vogliono più vedere. A volte quando nasci ce l'hai, ma purtroppo ti viene a mancare troppo presto. 

Impossibile elencare tutte i casi, ogni famiglia è una storia a sé.

Io vi racconto la mia, 
La mia famiglia è veramente piccolissima. Escludendo i parenti dal secondo grado in poi, la mia famiglia è composta da:
- me (ovvio)
- mio marito
- mia figlia
- i miei due genitori
- un nonno (l'ultimo che mi è rimasto)
- un cugino (con sua moglie e suo figlio)
- uno zio
- i genitori di mio marito 
- la zia di mio marito

Fine. Io e mio marito siamo figli unici, così come la mia mamma e la sua. Quindi siamo veramente a corto di zii, cugini, cognati e nipoti.

Senza mai dirlo troppo ad alta voce, perché in fondo mi sentivo stupida, negli anni passati ho sofferto questa penuria di parentato, soprattutto quando vedevo i miei amici fare quelle mega riunioni di famiglia, per le feste comandate o per qualche evento importante. E tuttora, a Natale o per il mio compleanno (o il compleanno di mia figlia), mi sento un po' triste perché siamo così pochi...e nemmeno troppo affiatati.

Poi è successo che il 3 ottobre ho fatto la festa di compleanno della mia Zoe. Il suo primo anno. E come per il mio matrimonio, ho avuto conferma che io ho una famiglia numerosa e bellissima. Non ci sono legami di sangue, ma che importa. Per festeggiare il primo anno della mia piccola c'è chi s'è fatto più di 400 km, chi si è dato da fare per aiutarmi, chi è rimasto con noi fino a tardi la sera solo per il gusto di festeggiare a più non posso, chi è venuto nonostante stesse rientrando da lavoro senza neanche rimettere piede a casa prima. 

Mi sono emozionata. Per me non è stato facile crearmi e coltivare questi rapporti. Non molti anni fa facevo fatica a instaurare sani e duraturi rapporti di amicizia. Ho un carattere difficile, a volte scontroso, a volte facilmente infiammabile, sempre comunque nel bene e nel male troppo passionale e questo mi ha rovinato molte amicizie in passato. Ma il duro lavoro di crescere e maturare, mitigando il mio carattere e smussando qualche spigolo ha dato i suoi frutti. 

Mi sono fatta una famiglia. Non soltanto sposandomi e mettendo al mondo una bambina. Mi sono letteralmente costruita una famiglia da capo, fatta di quasi-zii per mia figlia, e quasi-fratelli per me. 
Ed ho capito, anzi, ho avuto la conferma, che la famiglia vera, non sempre combacia con quella biologica. La mia famiglia è differente, eppure è più bella che mai. 

Non avete molti parenti, vi state antipatici o vivete troppo lontano da loro. Allora fatevi una famiglia. Non c'è bisogno di procreare per forza, ve lo garantisco.



(Vorrei mettere le foto di ognuno di voi, ma poi viene un post lungo 27 pagine, e quindi chi non ve ne avete a male vi prego se non ci siete in foto, ci siete nelle mie parole di gratitudine).

mercoledì 19 agosto 2015

Mamma uccello

Cosa chiedo in fondo?
Un nido, Niente più di un nido sufficientemente grande a contenere la mia piccola famiglia.

Un nido, per sua definizione, non è una reggia, non è un super attico a Manhattan, non è un megaloft a Los Angeles. Non è una villa con parco privato a Roma. E' un nido.

Il nido è raccolto, accogliente, scalda il cuore e ci tiene vicini, ma allo stesso tempo è grande abbastanza per accoglierci tutti, e dare ciò di cui ha bisogno la famiglia che lo abita.

Non siamo neanche una famiglia di giganti, voglio dire. Io sono bassina e non troppo in carne (passatemela, lo so che sono ingrassata con la gravidanza, ma sono rientrata finalmente in una taglia 42...credo di potermi reputare "non troppo in carne"). Anche mio marito non è un gigante con le spalle stile armadio 4 stagioni. Per non parlare della mia bambina. Uno scricciolo che ha ereditato i miei geni della mezzasega, e arriverà a pesare 15 kg forse per i suoi 6 anni, ed è così cucciola che ancora mi permetto comodamente il lusso di portarmela in braccio tipo Koala, senza affaticarmi neanche troppo.

Eppure la ricerca di una casa adatta a noi sembra interminabile e infruttuosa. Se ci piace, costa troppo. se non ci piace, beh...non ci piace. Se ha il giardino è troppo lontana, se non ce l'ha ed è vicina magari ha un solo bagno o due sole camere. Se è abbastanza spaziosa è al quarto piano senza ascensore, se è con ascensore o a piano terra, non ha cantina o posto auto.
Queste sono le cose che ci diciamo dopo ogni visita, e dopo ogni visita mi sento sempre più demoralizzata. (E poi, abbiamo veramente bisogno di tutti questi dettagli?)

Per non parlare poi di quella coppia stile gatto e la volpe che ci hanno fatto perdere mesi e mesi pensando che avevamo già praticamente siglato l'accordo per una casa, se non poi scoprire le enormi magagne che si erano ben guardati di dirci, e che ci avrebbero fatto perdere tutti i nostri risparmi.
"Pallottola schivata", direte voi. Eppure non ne sono più tanto sicura. Perché qualcuno è rimasto ferito. Il mio cuore. O le mie ali, incapaci ormai di volare verso quel nido che tanto cerco per la mia famiglia.


venerdì 8 maggio 2015

Giochiamo a imparare il telefono?

Diciamocelo.
Chi ha un melafonino, vive credendo che esista solo quello.
Cioè, neanche lo si prende in considerazione che esistano altri telefoni, vero? Confessate.
Io ero così, lo so. Dai, ammettiamolo che siamo pure un po' snob.

Poi il fato, il destino, le parche (tutti loro messi insieme, perché schiodare una melofoniana è veramente difficile) mi hanno dato l'occasione di provare questo Zenfone2 di cui vi parlo da un po' (e giuro poi basta non ne parlo più, ma voi compratevelo o fatevelo prestare perché almeno le scoprite da soli le altre cose). Questo telefono ha l'ASUS ZenUI. Che non è un assistente giapponese (anche se farebbe comodo, cari amici della ASUS pensateci), ma è la sua interfaccia.

Vi potrei dire che ha lo ZenMotion, che praticamente vi permette con pochi tocchi sul display di accedere alle principali funzioni, ad esempio disegnando una C si apre la fotocamera. Oppure vi potrei parlare dello Snapview, con cui si possono creare due profili distinti, tipo "lavoro" e "privato", così che voi cozzoni che vi fate mandare i selfie porno anche mentre siete in ufficio potete evitare che il vostro collega si guardi la vostra fidanzata mentre fa la doccia.

Ma io sono donna, e la cosa che mi piace di più è la possibilità di poter modificare l'interfaccia a mio piacimento, personalizzando caratteri, icone, sfondi… Insomma, l'ho potuto veramente rendere mio. Però siccome mi è venuto veramente tanto dolce e coccoloso non vi mostrerò mai uno screenshot della mia homepage perché devo conservare una parvenza di cazzutaggine.

Tanto che siamo in vena di confessioni poi, liberatevi e ditelo anche voi con me:
"Io non uso il telefono per telefonare, quasi mai".
Se provate a pensarci, sareste in grado di esprimere in percentuale il tempo che usate lo smartphone come telefono, e il tempo che ci passate a giocare, navigare, guardare video, ascoltare musica, scattare foto, rielaborare foto…? Ecco. Pensate di guardarvi, che ne so, un video di Beyoncé, su questo schermo HD. Io ve lo dico. Diventa un'esperienza quasi mistica. Non vi dico poi se mettete Nicki Minaj…
Sui giochi, beh. Io ormai sono entrata nel tunnel di Candy Crush quindi non ho provato altro. Ma non dubito che non ci sia storia per gli altri smartphone. Ha un processore potente e una reattività del touch screen che credevo avesse solo il melafonino, giuro. E potete giocare mentre tenete aperte anche altre applicazioni e avere un vero multitasking senza che nessuna applicazione ne risenta.

Anche se sarebbe bello esistesse una funzione che eviti a vostra madre di chiamarvi proprio mentre vi mancano solo 3 mosse a finire lo schema… Vabbè. Prendetelo come suggerimento, là alla ASUS.

PS: uomini e donne (non il programma della De Filippi) che amate incondizionatamente Luca Argentero o Elisabetta Canalis (o entrambi): volete possedere qualcosa che le loro mani hanno toccato e che ha sfiorato i loro bei corpicini (magari tenendolo in tasca a contatto con la chiappa)? Partecipate a queste aste benefiche e potreste aggiudicarvi lo Zenfone2 che ASUS ha prima donato a loro perché li riempissero di foto e video inediti.
Ecco i link:


venerdì 24 aprile 2015

Zenfone2 e la giraffa

Prendi una come me, che finora ha sempre avuto tra le mani un solo ed unico smartphone…o meglio, lo stesso, nelle sue varie versioni. Dai che tanto ci siamo capiti, lo sapete di quale parlo.
Sì esatto, di quello al gusto mela.

Ecco, poi prendi questa qui come me e mettile in mano un'altra roba…un GRAAAANDE schermo tutto nero e dille "usalo, è tuo". 

Quali reazioni vi immaginate? Il panico? Il rifiuto? 

Sbagliato. 
Oddio…un pochino di panico all'inizio c'è stato. I dubbi che mi hanno assalito sono stati:
- come la tengo nelle mie piccole manine quest'astronave?
- come farò ad usare un sistema operativo che non conosco senza mettermi a piangere ogni 3 secondi perché non riesco a fare le cose?

Ecco. Una volta acceso, e passate 24 ore per abituarmi alle dimensioni di 5.5 pollici, le nubi che offuscavano i miei occhi si sono diradate e ho visto la luce. Sì, la luce sull'enorme schermo dello Zenfone2, che dei suoi 5.5" di display, sono quasi tutti schermo per davvero! L'amore è nato lentamente, ma ho capito che c'era speranza per questa storia tra me e Zen (ormai lo chiamo così) la prima volta che ho guardato un video di Youtube: cazzo che qualità dello schermo, cazzo che dimensioni…è una televisione in tasca!

Poi oh, tutto nero, in metallo spazzolato… Mooolto stiloso. Mooolto fico. E Android non è questo mostro cattivo e incomprensibile che credevo.

E vi dirò, io che pensavo di non riuscire a scriverci per via delle mani troppo piccole, mi sono dovuta ricredere. O forse, per la legge darwiniana sull'evoluzione, mi si sono allungate le dita. Come il collo alle giraffe.


giovedì 16 aprile 2015

Cozza vs. batteria del telefono: 0-1

Se sei in giro per Milano durante la design week, desideri solo una cosa (a meno che tu non sia architetto o designer e ci sei per lavoro): avere abbastanza batteria nel telefono per fotografare e postare tutte le assurdità, le cose curiose, le cazzate, e i selfie (immancabili selfie) che la città ti ispira in quei giorni.
Perché veramente, è impossibile trattenersi quando ad ogni angolo che giri c'è qualcosa. La zona di via Tortona poi è il cuore di questo evento, tra stand, padiglioni, e milioni di hostess strafiche alte tre metri che tentano di coinvolgerti in qualsiasi promozione possibile, che includono puntualmente farsi un selfie con qualcosa che rimanda al prodotto che pubblicizzano e postarlo.
Io sono stata in giro per Milano questo mercoledì, e la sera sono tornata a casa con sufficienti foto da postare su Instagram per i prossimi 15 anni.

Ma ciò che mi ha sorpreso, oltre alla bellezza di Milano con un bel sole, e abituata a ben altri standard, è la durata della batteria del mio nuovo Zenfone2. Dopo 4 ore che girellavo tra stand e hostess (perché io sono bassina, e tra le gambe delle hostess sembro come David Gnomo in una foresta di sequoie), i miei piedi erano finiti, il caldo m'aveva spompato, stavo esaurendo i GB di connessione, ma la batteria del telefono teneva botta.
Poi, avendo voluto, o in caso ne avessi avuto bisogno, questo telefono ha una cosa che si chiama BoostMaster, una tecnologia per cui si ricarica del 60% in 39 minuti. Tipo che ti basta la pausa pranzo, anzi, ti avanza.

Se vi andate a leggere le caratteristiche, scoprirete che garantisce 13 ore di stand-by, o 28 ore di conversazione. E fanno bene a specificare la durata in base all'uso che se ne fa del telefono. Perché tipo in casa mia, mio marito è più interessato a quanto può tenerlo in stand by, visto quanto poco lo usa, mentre a me interessano le ore di conversazione ininterrotte, visto quanto parlo.

Ora scusate ma vi lascio perché devo postare altre 73 foto della design week, e poi scrivermi e chiacchierare con le amiche, prima che muoia il telefono, o più probabilmente che mi annoi io.

venerdì 10 aprile 2015

Il mio uovo a forma di scatola, con dentro uno Zenfone2

Pasqua era passata. Le cene coi parenti, i pranzi con gli amici, gli aperitivi con chiunque sia basta continuare a bere. Mia figlia era la regina indiscussa, ricevendo tutte le attenzioni, e quindi tutti i regali.
Ero rassegnata alla cruda realtà dei fatti, ovvero che ormai i tempi in cui venivo coccolata almeno nelle feste comandate, era finito.
E invece, martedì mattina bussano alla mia porta, ed un signore tutto vestito di rosso e bianco mi consegna un grande pacco.
No, non era Babbo Natale in ritardo, ma il corriere di Bartolini, ed anche abbastanza puntuale, direi.

Ecco come, questo martedì, sono entrata in possesso del mio nuovo Zenfone2. Una scatola enorme, con dentro una scatola molto più piccola, che conteneva un telefono di nuovo è enorme. Non fosse successo davvero, avrei pensato di essere dentro Alice nel Paese delle Meraviglie: 5.5" di schermo tutti per me, e per le foto che volevo scattare...(e considerate che il display lo occupa quasi tutto...il 72% ad essere precisi).

Perché...che cosa può fare una come me, da poco mamma di una stupenda bambina, con un nuovissimo telefono in mano? Accenderlo immediatamente per fare otto miliardi di foto a mia figlia, otto milioni di selfie (un po' meno sì, perché lei è molto più bella di me) e un numero ancora più spropositato di foto di noi due insieme.

Voi non potete capire. Davvero. Cioè, sono tre giorni che ho questo telefono in mano e ancora non sono riuscita a provare tutte le funzioni e le modalità che ha. Sorvoliamo sui 13 megapixel della fotocamera principale (che comunque non sono mica cotiche) e sui 5 della reverse camera (che anche qui non si scherza). Ha una modalità per cui puoi scattare foto nitide e ben visibili anche quando c'è poca luce...e così mia figlia non ha avuto più pace, neanche mentre dormiva. Ha il superHDR, non solo l'HDR, e le foto scattate così acquistano una definizione pazzesca, roba che ti sembrano uscire fuori dallo schermo (grazie anche al fatto che hai davvero una mini-tv in una mano, praticamente). Con la modalità "profondità di campo" si può scegliere quanto mettere a fuoco e rendere visibile ciò che sta dietro il soggetto in primo piano. E lo scatto è davvero "istantaneo", cosa essenziale con Zoe che non sta ferma un attimo, per riuscire a cogliere quell'espressione buffa che dura meno di un nanosecondo.

Devo ancora provare le foto panoramiche perché non ho avuto l'occasione di andare dove meritasse sfruttare la grande apertura della sua ottica, e non vedo l'ora di creare qualche minifilmato di Zoe che si sporca con la merenda o che fa le pernacchie per cui da adolescente mi odierà e non mi parlerà per giorni. Visto che la funzione lo consente, penso di metterci anche una colonna sonora a questi filmati, tipo
la sigla di "Una mamma per amica"...sperando che porti fortuna...(anche se dubito, e poi manco mi piace).

Adesso vado. Quando avrò finito di sbizzarrirmi con le foto poi magari vi dico anche come funziona il telefono eh... ;)

mercoledì 1 aprile 2015

Arresa al rosa

"Non vestirò mai mia figlia come una caramella alla fragola!" furono le ultime parole di una madre che stava per partorire una bambina.
In fondo, se riguardo il mio guardaroba di manetta, le cose che mia madre ha conservato, sembrerebbe avesse cresciuto un maschio. Pantaloncini da basket, magliette con le barchette, polo blu e le mie preferite, le scarpe dell'Uomo Ragno (perché ai miei tempi si chiamava così, non Spiderman)... E così pensavo che avrei fatto anche io.

Poi...arrivano i primi regali: un body rosa, una tutina pesca, un cappottino fucsia e dei pantaloni lilla...e via così, a riempirne l'armadio.

La seconda fase del boicottaggio di tutti i miei buoni propositi di crescere una bimba senza imprigionarla nel circolo vizioso degli stereotipi che separano le cose da maschio dalle cose da femmina è l'arrivo degli indumenti che ti passano amici e parenti, cose praticamente nuove che sono appartenute alle loro bambine ormai cresciute. Ed è TUTTO (o quasi) sui toni del rosa. Non perché gli altri genitori avessero una fissazione per questo colore, ma perché anche loro sono stati riempiti a suo tempo di regali "da femminuccia". E io, che molto felicemente ho ricevuto questi vestiti, alcuni ancora da rinnovare, li uso ben volentieri, fregandomene del colore.

Poi parli con queste amiche, e le madri delle amiche, e tutte si lanciano in dichiarazioni del tipo "Ah no eh! A me il rosa non piace!".
Allora, la domanda nasce spontanea: se il rosa non piace a nessuno, com'è che tutte ste bambine sembrano uscite da un lavaggio in lavatrice dove ha stinto un asciugamano rosso? Perché ora me lo dovete proprio spiegare. Come al tempo in cui Berlusconi vinceva sempre le elezioni, ma se domandavi in giro nessuno lo aveva votato... Da immaginare che ci sia un complotto, una lobby del rosa che spinge i consumatori verso un'irresponsabile, irrefrenabile, desiderio di acquistare tutto quanto sembri uscito dalla casa di Barbie.

Comunque, ormai è andata. Ormai il rosa mi piace.
E, ad onor del vero, va detto che a Zoe le sta pure benissimo.

(photo from the website comfortablehomedesign.com)