sabato 31 dicembre 2011

Ecco cosa faccio a Capodanno.

Ho deciso di scrivere adesso, anziché prepararmi per la cena di Capodanno.
Non scrivo da settimane e decido di farlo adesso, quando dovrei essere in bagno ad imbellettarmi e a rendermi presentabile. 
Tipico di me. E voglio anche scrivere senza filtrare i miei pensieri. Così, di getto. Correggo giusto i refusi (se me ne accorgo) per non postare parole incomprensibili. 
Odio le festività. Ma più di tutti odio il Capodanno. Giuro, il mio non è il solito anticonformismo "per darsi un tono". Fin da piccolissima, ho sempre odiato queste ricorrenze. Principalmente credo che sia dovuto al fatto che se inizio a viverle con sincera voglia di godermele, poi mi creo aspettative. Le aspettative vengono puntualmente deluse. E io sto malissimo e piango. Così, preferisco tirarmene fuori.
La mia mamma mi racconta sempre di come questo mio approccio ai "grandi giorni del divertimento a tutti i costi" (Natale, Capodanno, Martedì Grasso, Ferragosto, compleanno...) sia congenito. Dal primo anno di età, quando ha tentato di mascherarmi per carnevale, ho rovinato trucco e costume con pianti isterici, nonché la festa a tutti. E ricordo di una volta, verso i 16 anni, che le amiche e l'allora fidanzatino maggiorenne mi convinsero ad andare in discoteca per Capodanno. Ricordo bene che finì con me seduta su un divano per ore, dopo una cena penosa, 60.000 lire buttate alle ortiche, il fidanzato ubriaco che rigò pure l'auto, un'amica che litigò con il suo ragazzo e si lasciarono, e un'altra che finì a fare porcherie sul divanetto vicino a me con un cesso inaudito.
Per carità, ricordo anche un paio di Ferragosto trascorsi degnamente, ma d'estate è più facile. 
So che sarò di umore intrattabile, che odierò tutte le banalità dette, gli auguri, i bacetti e gli abbracci non richiesti, i sorrisi, l'ostentata felicità di ritrovarsi a far finta che non sia un giorno come tutti gli altri, e che domani inizierà il nuovo anno, e che quando apriremo gli occhi saremo tutti belli, ricchi e con la casa sulla spiaggia in un atollo (senza IMU). 
Ecco. Ho voglia di piangere. E più faccio così e più che mi domando: ma perché non me la godo e sto serena e basta? Quante energie sto sprecando?
E più che mi faccio queste domande, e più che mi incazzo con me stessa e con il mondo perché non ci riesco.
Forse ho fatto male a scrivere questo post. Forse non è il luogo dove sfogare i propri pensieri. Forse a chi lo leggerà non importerà un cazzo. E quindi che cosa l'ho scritto a fare? 
Basta, devo uscire da questo vortice autodistruttivo. 
Divertitevi almeno voi, sempre che vogliate farlo.
Ciao.


mercoledì 14 dicembre 2011

Che cos'è l'amor...

Questo è un brevissimo post...un postino quasi.

Vi riporto qui di seguito una piccola perla. Io la adoro. Fatene ciò che volete.

"Ho scoperto di amarti
- oltre ogni dubbio -
il giorno in cui, piantando un chiodo nel muro,
ti sei ammaccato col martello
e a me ha cominciato a sanguinare il pollice."
[da "Mi fa male la pancia del cuore" - Jairo Anìbal Nino - Sonzogno Editore]

mercoledì 7 dicembre 2011

Quell'ora in più..

Suona la sveglia. Apro gli occhi. La spengo. 
Richiudo gli occhi.
Non era quella vera. Quella arriva tra un'ora.
Questa, era quella per godersela.
Adesso ho un'ora in cui assaporare il dormiveglia, 
costruire i miei sogni, farli vivere.
Essere cosciente di quanto sia bello stare a letto, 
ma non abbastanza cosciente per avere il controllo 
della mia fantasia. 
Adesso, posso far succedere tutto.
60 minuti, il mio limbo.
Inviolato, inviolabile, invisibile.
Spesso, sì, spesso questi minuti si popolano di desideri
e di passione
e di brividi, che non hanno nome, faccia, sesso.
Poi suona di nuovo la sveglia.
Durano troppo poco 60 minuti, sono un'ora appena. 




domenica 4 dicembre 2011

Anche io un tempo, lo facevo. (il mio approccio al Natale)

Quando ero piccola anche io facevo il presepe. E l'albero pure, ma era una schifezza quello, quindi non ne parlerò.
I primi presepi erano classici, con montagne, laghi, muschio (o meglio, borraccina), migliaia di personaggi e l'immancabile neve. Li faceva mia madre. Io più che altro ci mettevo le mani e li distruggevo (ero troppo piccola).
Poi piano piano è iniziato il delirio. Il primo passo l'ha fatto mia madre. Povera donna, non era cosciente che stava varcando il punto di non ritorno.
[chi è particolarmente credente, potrebbe trovare il resto del post sacrilego e blasfemo, quindi smetta di leggere qui]

Avevamo abitudine di mettere il bambin Gesù nella mangiatoia solo quando fosse scoccata la mezzanotte. Io lo nascondevo dietro la capanna, andavo a messa coi compagni di catechismo, e quando tornavo mia madre l'aveva messo al suo posto. 
I paciocchini
Quell'anno però, non riuscì a trovarlo, e così, per la paura che potesse venirne fuori un affare di stato al mio ritorno (sì, ero una rompipalle già a 8/9 anni), pensò bene di sostituirlo con un... paciocchino. Ve li ricordate i paciocchini? Erano dei raccapriccianti micro bambolotti in pose assurde con pannolini fluorescenti.
Ecco, ce ne mise uno con il pannolino rosa fluo. 
Vi risparmio le grida che cacciai io per tutta la notte di Natale.
Da lì in poi, non c'è stato fine al peggio. 
Soldatini che imbracciavano fucili. Tartarughe ninja grandi il doppio di Giuseppe e Maria. Dinosauri. Gli omini gialli della lego e quelli del galeone della Playmobil. 
Quando ormai ero cresciutella avevo avuto l'idea di infilarci Ken (sì, il marito di Barbie, che si ciulava la sua amica mulatta, almeno a casa mia), ma poi sembrava troppo Godzilla tra i grattacieli di New York. 
Gli ultimi anni poi, prima che smettessi, visto che ero già grandicella e andavo alle superiori, e avevo sviluppato una coscienza sociale e politica, volevo farlo filologicamente corretto e ecologico. Così fu ambientato nel deserto, con grotte rocciose e dune fatte di carta da pacchi gialla. Carta crespa colorata per fare la paglia all'interno della grotta, e per fare la vegetazione intorno all'oasi con le palme, e un laghetto fatto con un vecchio specchio. Niente neve e il bambin Gesù colorato coi pennarelli per farlo meno "ariano". 
Ma soprattutto: NIENTE NEVE CAZZO. Non nevicava in Giudea 2000 anni fa. Credetemi.

Adesso...niente presepe, niente albero, niente addobbi. Solo la festa di compleanno della Lela. Ma questa...è un'altra storia.

martedì 29 novembre 2011

La donna coi calzini

Vi piacerebbe immaginarci sempre sexy, soprattutto a letto. Con biancheria intima provocante e nient'altro...anzi, magari senza. Nude, e sexy. Soprattutto sexy (o soprattutto nude, vabbè). 
Invece fa freddo, fa un cazzo di freddo. Ed io ho i piedi gelati. E col cazzo che dormo in biancheria intima... anzi, senza. Mi metto un sacco di strati, e di grazia che non vado a letto con la sciarpa (ma conoscevo una che lo faceva, e si metteva pure la papalina di lana, ogni tanto). 
Sì, le prime volte che ci frequentate, ci immaginate in quel modo, lo so, ed è pure colpa nostra. La prima notte che dormiamo insieme a voi spesso rimaniamo nude, dopo (si spera) un'intensa sessione di sesso travolgente (chissà se c'è un nesso tra le parole  "sesso" e "sessione"...no, forse no, boh..). 
I motivi però sono più che validi, e non lo facciamo per illudervi:
1. speriamo (se è andata bene la sessione) che l'esperienza si possa ripetere;
2. siamo accaldate;
3. non sappiamo dove avete "lanciato i componenti" del nostro abbigliamento.
Anche i successivi incontri, se proseguono con la stessa travolgente passione, potrebbero concludersi nello stesso modo (nudi a letto, intendo). Poi però, non possiamo corrispondere al vostro stereotipo femminile per sempre. 
E l'abbigliamento notturno non è l'unico problema. Avete il viziaccio di immaginarci:
1. depilate (sempre e senza ricrescita)
2. mai mestruate (ma se dovesse vi dovesse capitare, e la cosa durare più di un mese e mezzo...iniziate a mettere da parte i soldi per l'università di vostro figlio)
3. sempre truccate ( o comunque con un volto bello, riposato e senza occhiaie o brufoli)
4. con un guardaroba composto esclusivamente di abbigliamento atto a provocare 
5. sempre pronte a farlo (e questo...alcune volte...è vero..per fortuna)

Io metto i calzini la notte. Ho freddo ai piedi. E se ho i piedi gelati non dormo, se non dormo rompo le palle. Poi mi sveglio nervosa, e continuo a rompere le palle. Divento isterica, arrivo a sera stanca e non ho voglia di fare sesso. E vado a letto nervosa e insoddisfatta. E la cosa va peggiorando se di nuovo non metto i calzini.
Quindi, sarà meglio che mi facciate mettere i miei antiestetici, antierotici, morbidosi, caldi calzini. 
Ci guadagnano tutti alla fine.

domenica 27 novembre 2011

Verso mondi sconosciuti

Il mio box doccia è in realtà la porta verso una dimensione parallela.
In realtà tutte le docce possono esserlo. No, anzi, solo quelle che hanno il box, altrimenti non funziona.
Sono più che convinta di quanto sto dicendo. So che prima o poi, se rimango abbastanza a lungo sotto il getto, con la temperatura dell'acqua più calda che posso, avverrà una scomposizione molecolare che mi permetterà di scivolare via per lo scarico e ricompormi poi dall'altra parte.
Non nelle fogne, come può essere ovvio pensare, ma in una dimensione nuova e sconosciuta, un mondo inesplorato e incredibile, dove una barca fatta di bolle di sapone mi trasporterà lungo un fiume di oli essenziali, con spiagge di sali da bagno e cespugli di spugne colorate.
Ancora non so come farò a tornare di qua (anche perché dopo un po' con tutti quei profumi a me viene un mal di testa atroce, mi succede già nelle profumerie), ma che avventura sarebbe se già sapessi tutto di ciò che mi aspetta?

(Forse queste domeniche autunnali mi annoiano troppo...)

venerdì 25 novembre 2011

Il primo è il più difficile

Quando apri un blog si presuppone che tu sappia cosa scrivere. 
E in fondo è anche vero.
Ma ho come un tappo da 13 anni, ed è difficilissimo da togliere. Un po' come quando ti scappa la cacca, ma l'hai dovuta trattenere, per un qualsiasi motivo. Prima di sfogarti, devi fare il tappo.
Io sono 13 anni che non scrivo più. E potevo continuare a non farlo. Lo so. 
Ora che ci penso, l'ultima volta (ed unica) in cui è stato letto in pubblico qualcosa di mio è stato proprio come defecare davanti a tutti, e quindi anche il motivo principale per la mia brusca interruzione.
Non so scrivere in fondo. Non ho una tecnica o una forma, non seguo uno stile, non conosco i trucchi del mestiere. Voglio solo lasciarmi andare al flusso di pensieri che da troppo sono rinchiusi nelle mie viscere e che iniziano a farmi sentire gonfia e costipata. 
Parlerò di tutto, anche degli ingredienti dello shampoo. Se ne ho voglia.
Tanto non mi caga nessuno. 

E per cominciare posso solo dire...che bel post di merda.