giovedì 24 gennaio 2013

Quella del 3B

Dolores sta male.
Non che sia una novità, ma spesso riesce a nascondersi dietro le altre e non la noto. Lo fa apposta di nascondersi. Ha affrontato così buona parte della sua vita. Celandosi dietro gli altri perché non si vedesse il suo dolore. Si illudeva che se gli altri non lo vedevano, poteva anche lei fingere che non esistesse.


Dolores non si chiama davvero così, ma si è fatta cambiare il nome appena arrivata al condominio, perché lei il dolore lo porta ovunque, anche nel nome.
Dolores ha un dolore che non si cura, non uccide, non si opera o si estirpa. Ma è cronico, costante, e se non si interviene in qualche modo, temo degenerativo. Il suo male nasce con lei. Il suo male è donna.


Solo quando nel condominio tutti dormono, solo in quei momenti nel bel mezzo della notte, quando tutto tace, se tendo l'orecchio, forse (e dico forse), riesco a sentirla singhiozzare.
"Il mio male non è virale ma è contagioso, o almeno temo. Nel dubbio, non rischio e mi isolo."

Dice così perché in realtà ha paura. Io la osservo soffocare dentro le parole, la vedo distogliere lo sguardo di fronte al mondo. La sua finestra ha sempre le tende tirate. Non sento rumori venire dalla sua stanza perché sempre riempita soltanto dalla musica classica. Evita il contatto fisico e non ascolta le conversazione nella sala della tv, all'ultimo piano. Se non ascolta non è costretta a partecipare. Mi domando cosa ci vada a fare nella sala tv, la sera, quando le altre litigano sul programma da guardare o discutono delle loro ultime avventure. Eppure partecipa alla vita del condominio, a modo suo.

Credo di non conoscere neanche la sua voce, fatta eccezione per quei rarissimi "scusa".
Scusa di cosa poi? Chiede scusa a caso. Sembra si scusi di esistere. Sembra si scusi di esserci.

Dolores serve alle altre, è una presenza importante nel condominio. Lo capisco perché la invitano sempre, non si scordano mai di lei. Fa parte del gruppo e le vogliono bene. Perché lo fanno però, non mi è chiaro. Il suo carattere autodistruttivo, egocentrico e masochistico è forse per loro una sorta di catarsi costante? Identificarsi nel suo dolore permette alle altre di vivere meglio? Eppure non che le altre facciano scelte migliori grazie alla sua presenza.

Un'ipotesi... Non è che per caso funge per loro da parafulmine emotivo? Assorbe il dolore che le azioni delle altre provocano? Lo fa suo, lo assimila, lo metabolizza. Forse se ne nutre.

So che la devo aiutare, perché ciò che la nutre allo stesso tempo la logora, e si consumerà, come una candela accesa e lasciata lì, fino a sparire in una nuvola di fumo appena percettibile. Ma non so come. E' fragile come un calice di cristallo eppure impenetrabile come una fortezza di pietra.

Le tenderò la mano, aspettando che lei la prenda. Dolores è nata per soffrire, ma non morirà soffrendo. O perlomeno non soffrendo da sola.